Ho conosciuto i vini di Paolo Monti al Ristorante Parlapà di Torino, quando Mauro – grande professionista e conoscitore come pochi di vino e whisky – mi ha presentato la Barbera d’Alba annata 2015. Un grande vino, nonostante io non sia un amante della concentrazione e del legno piccolo. Eppure nei vini di Monti ho da sempre apprezzato la personalità, l’ampiezza e la sostanza: lo step successivo è stata una bottiglia di Langhe Bianco L’Aura 2010, uno dei vini bianchi più buoni passati da queste parti, di sicuro il mio Bianco preferito del Piemonte e tra i cinque Bianchi della vita.
Da quel momento in poi ho ritenuto la Cantina Monti come un interprete unico del territorio delle Langhe e soprattutto del Comune di Monforte d’Alba, rappresentato da tutte le etichette in quanto i diciotto ettari in attività sono tutti nel Comune, senza svirgolamenti altrove. Un’altra caratteristica importante da sottolineare è che Monti non acquista uva né vino, preferendo basarsi sulle proprie forze per far fronte alle richieste del mercato. La selezione è un altro elemento da segnalare: selezione sia in vigna sia in cantina, con diradamenti importanti fino ad arrivare a uno/due grappoli per pianta per tutti i vitigni, proseguendo poi per l’ampia selezione in cantina che va a limare la produzione fino a 50.000 bottiglie l’anno.
Ho conosciuto Paolo Monti – titolare e responsabile di ogni fase – e Roberto Gerbino – amico storico di Paolo ed enologo di talento ed estro – potendo dunque basare su persone reali le mie sensazioni riguardanti i vini: sono vini profondamente personali, non seguono mode né richieste del mercato, semplicemente rappresentano le preferenze, i gusti, le sensibilità dei due uomini che li creano, persone che mi onoro di poter definire amici dopo tante visite in cantina e tanti assaggi condivisi.
Negli ultimi cinque anni ho assaggiato tutte le etichette create da Monti e non sempre potuto approcciare vini intensi, profondi, rappresentativi sia di un territorio sia di una visione di cantina che non sembra mutare con il vento, seguendo poi da vicino l’andamento delle annate per avere vini sempre diversi, potendo toccare con mano (o meglio, con naso e bocca) le differenze tra le annate.
Paolo e Roberto sono così convinti di aver fatto bene in annate considerate minori come 2014 e 2017 da aver imbottigliato soltanto il Barolo Bussia, così come hanno pensato di imbottigliare i Barolo cru 2018 in magnum, per dare altro tempo a un’annata che per molti è stata facile da approcciare, ma non per questo da banalizzare o da sottovalutare.
Il Barolo del Comune di Monforte d’Alba 2018 è uno dei pochi che non mi ha lasciato la sensazione di semplicità al palato, riuscendo a dare spessore al frutto senza snaturare i cru di provenienza.
Il contatto quotidiano con la terra e la cantina contraddistingue il lavoro aziendale, riuscendo a intervenire con precisione sui dettagli e facendosi guidare dall’esperienza delle quasi trenta vendemmie e annate per gestire il vigneto. I ragazzi di cantina condividono questo spirito, riuscendo a interpretare al meglio le direttive interne e portando a termine vini di grande spessore organolettico.
Oggi mi pregio di essere un Brand Ambassador della Cantina Monti: il mio compito è dunque quello di presentare al meglio la Cantina, di farla conoscere e di guidare attraverso le etichette chi, tra Privati e Horeca, ha il piacere di approfondire questa Cantina.
Contattami per proseguire il discorso.