Langhe Nebbiolo di discreta concentrazione con un profilo da una parte severo e dall'altra di ampiezza consistente, piacevole da tenersi nel bicchiere.

Barolo di discreta ampiezza che rimane coerente con se stesso in tutta la degustazione, ampliandosi lentamente e che non potrà che crescere in cantina. Ottima mano, estremamente pulita.

Barolo profondo e austero, la vigna vecchia riesce a concentrare note pulite e profonde di netta personalità. Bella espressione con un discreto potenziale di fronte.

Maurizio ha sicuramente le carte in regola per emergere in virtù non solo della presenza in loco da decenni ma anche per la mite forza con cui la cantina sta muovendo i passi nel piccolo grande mondo del Barolo.

A dirla tutta non me lo aspettavo così buono, un bel matrimonio tra la verticalità del pinot nero e l'ampiezza dello Chardonnay. Dosaggio quasi inavvertibile, soltanto una punta nel finale. Occhio che finisce in massimo dieci minuti.

Vino di bella espressività, dotato di un gran bel naso profondo e da rivedere con entusiasmo fra qualche anno. Solido e impeccabile.

Versione di Barbera d’Asti che strizza l’occhio ad Alba, con una piacevolezza che prosegue lungo tutto il cammino. Bella mano.

Bella Barbera d’Asti dotata di palato eloquente, con una struttura di discreta importanza, dal sorso comunque agile. Vino ben più che piacevole.

Nebbiolo piacevole e snello, dalla struttura semplice eppure di buona interpretazione. Palato dalla trama più sapida che tannica, bella prova.

Pinot Nero che gioca parecchio sulle note più scure rispetto a interpretazioni altoatesine, mantenendo una bella freschezza palatale, di solida trama e conclusione prolungata. Resta un vino piacevole che consiglio di raffreddare a dovere per massimizzare il piacere.

Non so se finora sono stato abbastanza chiaro, ma amo il rosso importante. Ciononostante, ogni tanto è obbligatorio variare e questo pét nat mi dà tanti spunti di riflessione: un vino poco da capire e più da bere, vicino a un concetto di birra artigianale che ha poco a che vedere con la tecnologia e i travasi dell’enologia di questo secolo. Dubito che lo preferirei a un Gran Bussia, ma resta un bel viaggio.