Un nome che apprezzo spesso e che cerco di seguire con costanza è Enzo Boglietti, viticoltore di La Morra che ha la fortuna di poter gestire tanti cru di Barolo tra nomi altisonanti e una bella decisione in cantina e in vigna, che ne fa interprete peculiare. Se non dovessero bastare le sfide del Nebbiolo, Enzo porta avanti anche Cabernet e Merlot, oltre a una bolla e ad altre creazioni: mi occupo in questo caso di un Merlot del 2019, 20 mesi circa di barrique di vario passaggio e poi via, veloce in bottiglia.

Di buona concentrazione, emergono da subito note piuttosto scure ma succose di frutta rossa, di mora e amarena, ciliegia sotto spirito, dalla fragranza palese e dai contorni ben delineati dall’affinamento. Cenni speziati e balsamici, rosmarino, alloro e mirtillo. Qualcosa di più scuro, cacao e terra umida.

Di buona intensità, appare da subito una netta vena minerale e fresca di agrumi e note citriche, dall’intensità in crescendo su toni di frutta rossa scura, arancia amara e ciliegia, ancora ciliegia sotto spirito. Appare anche un discreto tannino, di intensità ma precisione.

Lungo, frutti rossi di intensità evidente, cenni ematici, note sapide e citriche di lunga persistenza.

Per alcuni un vitigno internazionale nelle Langhe rappresenta un’aberrazione: la mia opinione è che, qualora il vignaiolo abbia la elasticità mentale di gestire un vitigno con garbo e intelligenza, andando semplicemente a specificare il terroir di provenienza senza calcare troppo la mano sulla propria firma, il vino che ne risulta sarà un buon compromesso e potrà donare molto. Un vino di sicuro distante da Bordeaux e dagli epigoni, olfatto langhetto e palato bogliettiano, dalla concentrazione fitta e dalla barrique discreta.

IBT 91