Per la sezione Nuove Proposte ho pensato di fare un salto da Agnelli Viassone, dopo aver avuto il privilegio di assaggiare alcune etichette di questa cantina neonata in quel di Diano d’Alba, a pochi metri dal confine della DOCG Barolo. Pensare di essere così vicini al mito eppure geograficamente esclusi potrebbe demoralizzare chiunque, ma Daniele Viassone non si è perso d’animo e supportato da famiglia e moglie sta procedendo a passi spediti verso il futuro.
Tutto nasce nel 1985 con l’acquisto da parte del suocero di Daniele di questa cascina, un casolare all’epoca coperto dai boschi e non molto noto in zona, eppure circondato da un suolo che le analisi successive hanno certificato come di importanti sedimenti e anche in fase di visita ci siamo interrogati sulle origini di un suolo di valore come quello su cui sorgono Dolcetto, Nebbiolo, Barbera e Riesling. Le dimensioni sono minime e le vinificazioni altrettante, con la data di nascita della seconda gestione nel 2020.
Arrivando in cantina non si può non notare l’anfiteatro naturale che circonda la cantina e le vigne, un bel riparo dagli eventi meteorologici più rovinosi. Il cuore della cantina batte per il Dolcetto d’Alba, le esposizioni permettono a Daniele di decidere se sacrificare una parte del raccolto in virtù di un risultato finale in linea con le attese, ovvero un Dolcetto di sostanza ed eleganza ma soprattutto bevibilità assoluta, potendo anche permettersi di dedicare ogni tipo di attenzione a questa uva.
Sì, perché se da un lato chi sta dentro le denominazioni più importanti ha (correttamente) sviluppato una predisposizione per il Nebbiolo più importante, dall’altro lato è comprensibile che la tavola abbia bisogno di vini adatti al pasto quotidiano: il Dolcetto è sempre stato l’accompagnamento ideale di questo concetto e Daniele ha la motivazione di riportarlo in auge.
Partiamo dalla vigna per introdurre il concetto fondamentale che tanti stanno adottando, ovvero che l’uva in perfetto stato di maturità e integrità è la chiave per non dover agire in cantina, accompagnando senza sforzi ma solo controllando che tutto vada come previsto. Le scelte enologiche sono orientate alla trasparenza, ovvero affinamenti brevi e in contenitori esausti, con un interesse per il cemento e – un domani – la ceramica. La Barbera 2022 in cemento assaggiata è definita e profonda, di frutto integro e scuro, non senza una freschezza gustativa di alto livello.
Quello che emerge parlando con Daniele è l’immensa curiosità di un ragazzo che ha deciso di abbandonare un posto sicuro per farsi accogliere da madre natura con tutti i rischi del caso, una curiosità che si evince dai tanti spunti aperti e ragionamenti che avranno risultati nei prossimi lustri e decenni. Una dose di umiltà impreziosisce il cammino di questo giovane uomo del vino, conscio prima di tutto dei limiti propri ma senza farsi intimorire da questi, riuscendo a trarne invece motivazione per le complesse attività vitivinicole.
Giungendo alla fase più squisitamente enoica, le etichette sono tre e il Dolcetto ne è bandiera, ampia versatilità gastronomica e finezza gustativa, accompagnato da un Nebbiolo d’Alba in crescita da 2020 a 2021 e una Barbera d’Alba che ha abbandonato la concentrazione dell’affinamento in legno piccolo in favore di maggiore ariosità e precisione, in special modo al palato. Le anteprime in assaggio sono esemplificative dell’evoluzione che in poche annate è già evidente, simbolo di ricerca inesauribile. Non vedo l’ora di misurarmi con le prossime creazioni di Daniele e Alessia: il futuro è roseo e anche un po’ Dolcetto.
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