POGGIO AL GRILLO – BOLGHERI – IN CANTINA
Ed eccoci con la più piccola scoperta bolgherese di questo tour, una cantina che può contare su una manciata di ettari e, pur facendo parte del comprensorio bolgherese, ha una filosofia per certi versi opposta.
Partiamo dall’inizio, come sempre: Alessandro Scalzini si mette in mente di fare un passito di uva Aleatico e, grazie all’aiuto di Luca D’Attoma – enologo di punta e amico del Nostro, dà vita a un primo piccolo appezzamento in zona Casavecchia, ovvero poco oltre il centro di Castagneto Carducci. Le prime uscite di Aleatico passito danno la tara di un lavoro che in pochi anni da hobby diventa un’attività impegnativa e, oggi, alle soglie della maturità.
In tutto questo arriva nella nostra storia la figlia di Alessandro, Giulia, la quale non solo si appassiona alla faccenda-vino, ma ambisce a perfezionarsi in tal senso e sceglie di studiare enologia, proprio per dare un contributo anche tecnico alla creazione dei vini che, come vedremo, oggi sono quattro.
Il Passito di Aleatico prende il nome di Rezeno e credo sia l’unico passito del comprensorio bolgherese: l’utilizzo di questa uva è piuttosto raro e ovviamente il Disciplinare della Denominazione non è aggiornato a questa tipologia di vino. Un grande successo sta circondando il Rosato di casa, il Rosatico – sempre di Aleatico, per una gamma che comprende un bianco Corvallo di Petit Manseng con un saldo di uve provenienti dalla cosiddetta vigna vecchia, ovvero un appezzamento esistente da sempre e gestito dalla famiglia Scalzini da pochi anni. In questo vigneto, come si usava tempo fa, la selezione delle viti è pressoché casuale, ovvero non c’è un’unica uva ma una commistione di varianti: un uvaggio di campo tra cui appaiono Ansonica, Malvasia bianca lunga e Trebbiano.
Raggiungendo la Cantina è possibile ammirare le vigne nodose e in cui non c’è traccia dell’attuale gestione vitivinicola: un disordine primordiale che fa il verso all’alberello, pur non essendo stato concepito in questo senso. La resa di questo vigneto è minima eppure la Cantina ha deciso di prendersene cura e darle lustro. Le restanti vigne circondano la piccola cantina di produzione in una sorta di valle con un microclima unico, con il mare a una decina di chilometri e l’entroterra toscano a ventilare il tutto.
Oltre ai bianchi da qualche anno si stanno facendo esperimenti sui vitigni internazionali in ottica Bolgheri Rosso, con una presenza di Sangiovese a rincuorare i toscano-centrici: in tal senso il rosso di casa è la seconda prova e nel 2023 vedremo il primo Bolgheri Rosso DOC di Poggio al Grillo. Come non menzionare anche il grande Luca Rettondini a dare preziosi consigli enologici, nonostante la breve chiacchierata con Giulia e Alessandro mi abbia illustrato la preparazione tecnica raggiunta in azienda.
Che dire dei locali di vinificazione? Una certa atmosfera garagista è percepibile, dovendo dunque fare i conti con una produzione minima che di certo non può confrontarsi nei numeri con i giganti bolgheresi oltre la collina. Resta però da sottolineare l’ambizione familiare, un percorso che unisce papà e figlia al lavoro fianco a fianco in tutte le operazioni necessarie per fare un gran vino, qualsiasi esso sia.
Sono contento di aver incontrato Poggio al Grillo e, sulla scorta dei progetti di Giulia e Alessandro, non vedo l’ora di tornare qui per rendermi conto da solo delle evoluzioni che ci saranno.
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