CACCIA AL PIANO – BOLGHERI – IN CANTINA
Incontro Caccia Al Piano grazie all’aiuto di Giorgio Meletti Cavallari: una cantina che sta subendo una profonda rivoluzione da un punto di vista dell’immagine per convergere su una proposta di etichette in linea con il futuro di Bolgheri. L’azienda è oggi in mano alla famiglia Ziliani che, per chi non lo sapesse, ha dato un contributo fondamentale nella nascita della Franciacorta grazie al marchio Berlucchi.
Franco Ziliani ha deciso di investire nel bolgherese venti anni fa, riuscendo ad acquistare il podere che è oggi sede dell’azienda, in origine tenuta di Caccia della famiglia Della Gherardesca eretto nel 1868, da cui il nome precedente della Cantina che oggi, per evitare fraintendimenti storici, ha giustamente deciso di obliare l’anno di fondazione.
Queste scelte aziendali sono un contributo di Francesco Lippini, responsabile del marketing aziendale con cui mi incontro nel mezzo pomeriggio e che mi illustra con dedizione ciò che sta avvenendo in Caccia al Piano. Oltre al nome, la Cantina ha rivisto l’intero comparto grafico – dalle etichette in giù – per dare un’identità precisa ai vini, fermo restando che la parte enologica e agronomica sono il perno.
Per sottolineare questo aspetto, con Francesco vado a vedere la vigna in altitudine da cui arrivano i vini principali: un fazzoletto di undici ettari su due versanti di una collina poco distante dalla Cantina. Siamo nell’entroterra bolgherese e in pochi minuti mi trovo immerso nella natura incontaminata, con le vigne circondate dai boschi e con il mare in lontananza. La brezza pomeridiana sottende una ventilazione costante che di sicuro aggiunge valore all’impianto: molti stanno cercando appezzamenti in quota proprio per prevenire le difficoltà di annate sempre più siccitose – come la 2022.
La proposta dei vini parte da una bolla, il primo metodo classico prodotto a Bolgheri che ovviamente non può fregiarsi di alcuna denominazione: la famiglia Ziliani ha voluto fissare una bandierina della propria presenza e lo ha fatto portandosi dietro il retaggio franciacortina, senza per questo voler imitare la zona di origine nè tantomeno confezionare un prodotto simbolico, bensì un vino di tutto rispetto che sono sicuro avrà epigoni. Trattandosi di un esperimento di qualche migliaio di bottiglie i tempi di permanenza sui lieviti sono brevi, ma il progetto è partito e vedremo evoluzioni nel prossimo futuro.
Oltre alla bolla CaP Rosé, l’apertura è del bianco di casa di Vermentino e Sauvignon a dare un sapido benvenuto. Si prosegue con il Bolgheri Rosso Ruit Hora – storica etichetta che scende in campo con finezza e precisione, gestendo bene l’annata 2020. Segue il Bolgheri Superiore 2019, di stoffa ed eleganza senza dimenticare la longevità e l’intensità di un vino di questo calibro.
Concludiamo con l’annata 2008 di Ruit Hora, un vino evoluto al naso ma che in bocca è ancora teso, vibrante e fresco, segno dell’ottimo lavoro svolto già nelle prime vendemmie e che fa parte del bagaglio storico aziendale, un bagaglio che presto diventerà oggetto di degustazione in Cantina, per i visitatori più curiosi e sensibili alle vecchie annate.
Ringrazio Francesco per il tempo che mi ha dedicato, una persona di raffinata intelligenza che di certo darà un contributo fondamentale alla causa di Caccia al Piano. Le sorprese bolgheresi stanno diventando sempre più numerose, i vini della Cantina sono eleganti e contemporanei, mai eloquenti ma sempre rispettosi. Tornerò a verificare quanto di buono e bello visto e assaggiato oggi.
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