Credo che questo Barolo sia il più noto tra le etichette di Domenico Clerico, proveniente dalla prima vigna che Domenico ha acquistato nella Menzione Ginestra e che dal 1982 fa conoscere la Cantina nel mondo. Oggi la situazione è differente per via dell’assenza di Domenico e per i fisiologici mutamenti nel mondo del Barolo e nella sua proiezione nelle menti dei bevitori di tutto il mondo. Se Ciabot è il capanno degli attrezzi, Mentin è il vecchio proprietario delle terre: un segnale dell’aderenza al lavoro manuale e alle origini delle uve. Affinamento di un paio d’anni in barrique per la maggior parte usata. Credo che l’annata 2018 si possa sposare bene con la vena balsamica che contraddistingue la mano della Cantina e in particolar modo questo vino.
La parte di terra è importante con cenni minerali ed ematici, di rame, a contribuire all’ampiezza, senza dimenticare la frutta rossa come fragola e mora, la cola e il tamarindo. Cenni di legno, grafite, arancia sanguinella e cocomero.
Approccio graduale con la parte sapida in apertura, gradualmente si presenta la parte fresca di frutta rossa e agrumi, arancia in grande abbondanza, fragola e ribes, limone e mora. Si amplia lentamente ma riempie la bocca, intenso con eleganza.
Lungo e fresco, tannino ma soprattutto zone sapide, cenni minerali e di legno.
Cosa posso aggiungere su questo vino, se non che, ancora, la coppia d’assi della famiglia di Domenico riesce a stupire per ampiezza ed eleganza nonostante il DNA di Monforte sia improntato sulla struttura palatale incisiva. Vino non per forza da attendere, magari da assaggiare per godere della vivacità giovanile.
IBT 93
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