POGGIO AL TESORO BOLGHERI ROSSO IL SEGGIO 2014

L’avventura di Marilisa Allegrini in Bolgheri risale alla fine degli anni Novanta: l’ambizione di poter portare un po’ di Veneto in Maremma conduce alla creazione di Poggio al Tesoro, oggi una delle aziende più grandi in termini di ettari e volumi di vino. Se per i primi anni l’imprinting veneto è rilevante, da alcune vendemmie lo stile aziendale si è snellito parecchio, declinandosi su vini sì territoriali ma anche leggiadri ed eleganti, seguendo lo sviluppo dell’intero territorio in questa direzione. Grazie a Claudia Callegari ho portato a casa una bottiglia della prima annata di Bolgheri Rosso Il Seggio, il tassello (allora) mancante tra Mediterra IGT e Sondraia Bolgheri Superiore. Assaggio dunque di valore storico per un blend bolgherese con 15 mesi di barrique.

Intenso e seducente con note di frutta rossa compatta, non esente da una buona eleganza, e spezie, dal pepe nero a spezie di macchia mediterranea, ginepro e mora di rovo, pino silvestre e rosmarino. Frutta rossa con mora, ciliegia, lampone piuttosto succoso. Una leggiadra cornice di legno a dare struttura, poi ancora echi balsamici di menta ed eucalipto. Fiori rossi e liquirizia.

Intensità appena sotto la media, qui vige il bilanciamento tra tannino, freschezza, spezie e sapidità – in special modo quest’ultima – e la parte dolce del frutto, frutta rossa succosa ma anche cenni agrumati in secondo piano. Il tempo ha dato modo di raggiungere un equilibrio sopraffino, ben al di sopra delle mie aspettative.

Lungo, avvolgente, tannino arrotondato, frutta rossa e agrumi per poi cedere alla sapidità, vera protagonista della chiusura.

Alla cieca sarebbe sicuramente comparso il nome di Bordeaux, se non fosse per una verve speziata e balsamica chiaramente attribuibile a Bolgheri. Oltre a questo, l’affinamento in vetro ha consentito di smussare diverse durezze dando modo al vino di raggiungere una eleganza, un equilibrio, una piacevolezza rari. La tipologia si presta molto bene a qualche anno ulteriore di vetro, ma la pratica non è così zelante.

IBT 92