Il progetto di Luca D’Attoma ed Elena Celli – DueMani – sta esprimendo un livello qualitativo e, se vogliamo, di coerenza territoriale e personale che valgono più di tante parole. Lo stile aziendale si colloca come un elemento da tenere sempre presente mentre si fanno i vini, per quanto innovativi o sperimentali siano. DueMani non è altro che la prima bottiglia pensata dai due e rilasciata per la prima volta nel 2004: assaggio oggi la versione 2018, apparsa qualche mese fa in un mondo per certi versi enormemente distante da allora.
Incedere speziato e balsamico, dalla mora di rovo alle spezie rosse, paprika, cardamomo, un filo di cannella, tocchi vegetali ed erbacei a introdurre la frutta rossa, amarena e prugna secca. Mora scura, bouquet di grande profondità e all’inizio della sua vita. Tabacco bruno.
Denso, dal tannino fitto e vivace, verticale, per spaziare poi su ampie note speziate e sapide, con arancia amara, ciliegia e prugna secca. Intensità importante, di certo sopra la media, con un filo di mineralità a dare agio al sorso.
Lungo, sapido e minerale, dal tannino prolungato, ancora arancia amara e prugna secca, ciliegia e radice di liquirizia. Terra e tabacco.
Vino di profondità evidente, con un bouquet ancora in costruzione e un palato vivace, solido, piuttosto monolitico, che però lascia trapelare l’ampiezza che sarà da qui a qualche anno. Trama palatale invincibile, di longevità certa.
IBT 93
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