Vallegrande non è di certo uno dei cru più famosi del Barbaresco, eppure la famiglia Grasso ci ha sempre puntato molto e penso che – anche alla luce delle ultime ottime annate – questo vino sia un discreto termometro per verificare annate ed evoluzione. Potendo anche contare su un affinamento in botte grande il Nebbiolo è nudo, senza strutture intorno a sé: proprio come piace a chi scrive. Che poi Ca’ del Baio sia un nome da tenere sempre in agenda non sono certo io a doverlo dire: le cinque generazioni hanno già dimostrato molto e se il Barbaresco è noto nel mondo lo si deve anche a loro. Bottiglia nata nel 1965 alla vigilia della Denominazione dell’anno successivo. Assaggiamo senza indugi.
Profondità importante, dalla nota ematica di carattere, fragola disidratata e scorza di arancia amara, cenni balsamici di liquirizia, menta, poi note di tamarindo e grafite. Caramella alla mora, ampiezza del bouquet di grande rilevanza. Anguria.
Bella struttura, tannino verticale e apparentemente subdolo, di grande carattere, per lasciare spazio alle note sapide di rilievo con cenni agrumati e di frutta rossa. Struttura invidiabile, dalla fine moquette sapida a imporsi, sentori di sottobosco e terra.
Lungo e tannico, dalla struttura importante e sapida, agrumi e frutta rossa, di lunga permanenza.
Vino di carattere di terra, dal palato secco e fermo, fresco e affilato, dando poi spazio a un bouquet profondo e di carattere. Da averne di scorta, bevibile già oggi ma dalla crescita garantita.
IBT 93
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