Il nome di questo vino riporta alla mente le parole di nonno Ernesto che, in piemontese, definiva Autin Bej le vigne più belle e più vocate da cui trarre il Nebbiolo per questo Barbaresco: la cantina Ca’del Baio ha fatto tesoro delle precedenti generazioni e ogni anno cerca di proporre la migliore versione disponibile di questo assemblaggio, dando spazio al nutrito gruppo di MGA a disposizione. La famiglia Grasso si occupa di viticoltura da ormai cinque generazioni, riuscendo nel tempo a consolidare una fama del tutto meritata. Grazie alla famiglia ed a Federica Boffa per l’assaggio.
Profondo, misurato e ampio, dalla nota di frutta rossa compatta, mora e fragola, cenni di ciliegia, dalla nota balsamica che si evidenzia in un secondo tempo, di note ematiche e soprattutto silvestri, di piacevolezza. Discreta profondità minerale.
Ottima corrispondenza con il naso, qui il tannino si difende a spada tratta, verticale e croccante, dalle note fruttate di frutta rossa, ciliegia, mora e fragola, sferzate sapide e leggermente agrumate, di limone. Sfarzosamente minerale.
Lungo, dal tannino importante ma non oppressivo, cenni fruttati di arancia e fragola, un filo di spezie e un lungo strascico sapido in conclusione.
Barbaresco austero dall’importante struttura palatale, l’annata si evidenzia con una bella ampiezza del bouquet a rendersi protagonista. Di certo andrà ad impreziosirsi in cantina, ma ritengo che la piacevolezza olfattiva sia ben evidente oggi.
IBT 92
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