RENATO FENOCCHIO – NEIVE – IN CANTINA

Continuo nell’esplorazione del Barbaresco con un’altra Cantina di Neive, ma questa volta abbarbicata sul versante che dal centro di Barbaresco porta a Treiso, zona già nota per le tante eccellenze che qui lavorano la terra: Renato Fenocchio è un contadino orgoglioso di esserlo, come riporta il sito web quanto mai scarno. Una scelta aziendale, una sorta di protocollo di riservatezza che ho potuto comprendere con una lunga chiacchierata con Milva, moglie e compagna del percorso di Renato: un bimotore instancabile in grado di far volare quello che agli inizi, trent’anni fa, sembrava una follia.

Milva e Renato sono nati rispettivamente a 200 metri e due chilometri dalla sede della Cantina, entrambi provenienti da famiglie di agricoltori e viticoltori, ma con il sogno di mettersi in proprio e iniziare a far girare bottiglie con il proprio nome in etichetta. Dopo aver lavorato altrove, Renato e Milva hanno coronato il sogno nel 1993 acquistando alcuni appezzamenti e dando vita alla prima produzione propria nel 2001. Un aiuto importante è arrivato da Bruno Giacosa, riservato profeta del Barbaresco e angelo custode dei Fenocchio, enologo e soprattutto amico e consigliere della coppia, in un periodo in cui il Nebbiolo non era di certo al centro dell’ecosistema vitivinicolo langarolo né italiano.

A cavallo del secolo nascono le due figlie e la serie di etichette odierne prende forma, prima con 1349 bottiglie di Barbaresco Starderi, poi con l’ampliamento con Langhe Arneis, Dolcetto, Barbera, Langhe Nebbiolo e Barbaresco in altre due versioni, ovvero Rombone e Basarin, ultimo tassello per questo vino che qualche anno fa era il classico assemblaggio di più vigne. Menzione speciale per il 58, Sinquanteut, frutto della prima vigna acquistata dai Fenocchio a Starderi, piantata nel 1958 e dal clone di nebbiolo Rosé: una vera rarità, se si pensa che di questo biotipo esistono quattro vigne nel mondo. Per questo 58 Renato e Milva hanno scelto la denominazione Vino da Tavola, una scelta che pare controcorrente con la ricerca del protocollo di garanzia ma che ha piena coerenza con i valori della coppia.

La cantina è piccola e ogni anno produce intorno alle 30.000 bottiglie, selezionando ampiamente in vigna e vendendo la produzione che non viene giudicata eccellente dopo la vinificazione. Nonostante la proprietà di vigne sia intorno ai sei ettari, è palese il rapporto numerico in favore della qualità assoluta, preferendo destinare le proprie risorse soltanto a ciò che rispecchia in pieno il volere di Renato e Milva. La botte grande è prediletta, specie per lo Starderi che ha una propria casa confezionata su misura da Garbellotto: Milva mi spiega che agli inizi la produzione era così scarsa da non potersi permettere di riempire una botte grande, virando sulla scelta del tonneau pur non facendo parte della scuola modernista.

Passiamo ai vini? La sala degustazione è specchio dell’azienda con i grandi formati accantonati per le grandi occasioni e ricorrenze, con il soffitto invaso dalle bottiglie bevute e studiate. Gli assaggi partono dall’ultima annata di Dolcetto d’Alba, 2020, di carattere e tradizione, passando poi al Langhe Nebbiolo 2019, un bell’esempio di come questa annata possa andare lontano. Il Sinquanteut rinnova quanto detto a parole, vino di concentrazione e balsamicità importante, rendendo onore alle viti vecchie e alla peculiarità del Nebbiolo Rosé. Proseguo con le annate 2018 e 2017 di Rombone, la prima in bottiglia da poco e con qualche margine da correggere, mentre la 2017 si appropria saldamente di un tannino lungo e croccante, dallo svolgimento impeccabile. Lo Starderi 2017 è un grande vino, frutto di un attento lavoro di perfezionamento anno dopo anno che lo pone al vertice della produzione della cantina e nelle mie preferenze. Il Barbaresco Basarin 2016 lascia intravedere la classe dell’annata di provenienza, con un potenziale di affinamento importante e che raccomando senza dubbio.

La bellezza di un territorio come quello del Barbaresco sta nella possibilità di ascoltare più voci sulla stessa materia, dando anche il valore aggiunto di poter assaggiare vini eccezionali da cantine piccole e dalla fervente personalità, senza seguire uno stile unico ma dando sfogo alla perizia di chi cura le vigne e le botti. Ringrazio Milva e Renato per avermi aperto le porte di casa: sono sicuro che la strada della cantina è corretta e le ragazze daranno un contributo significativo a vini che oggi sono riflesso esatto della famiglia Fenocchio.


Lista dei Vini Degustati:


Azienda Agricola Renato Fenocchio
Via La Marca, 12 – Neive
https://renatofenocchio.it
info@renatofenocchio.it