UN PAESE DI CANTINE / SEI / FORADORI

La piana rotaliana non è nota per la qualità elevata dei vini per un discorso storico di ampio respiro che va oggi riconsiderato sulla base di alcune eccellenze, tra le quali svetta Azienda Agricola Foradori, cantina di storia lunga e che da due generazioni sta regalando gioie un po’ ovunque. Mi accoglie Emilio Zierock, figlio di Elisabetta Foradori, responsabile di cantina da 2015 e con un passato di esperienze in giro per il mondo.

Emilio ha la verve del leader unita a una capacità tecnica elevata, grazie anche a una dote di umiltà rara: la gestione biodinamica abbracciata ormai da venti anni si fa sentire su tanti aspetti, non ultimo la gestione del personale e la vita quotidiana in cantina, anzi, in campagna.

La campagna circonda l’azienda su quattro lati e una parte è dedicata all’orto, curato dalla sorella Myrtha. Le vigne sono esemplari, dirompenti in vitalità ma non selvagge, curate ma non frenate dalla mano dell’uomo. Identica filosofia in cantina, legni e anfore convivono rendendo possibile ogni tipo di esperimento, tra cui il Lezér fa scuola.

Emilio la sa lunga ma non la fa pesare, il Teroldego non è certo vitigno ambito né celebrato eppure la magia è dietro l’angolo: la scelta di dedicare l’azienda a questo vitigno può sembrare limitante, ma i risultati stupiscono. Seguire la missione in questo ambiente unico rende possibile qualsiasi desiderio. L’atmosfera è diversa da tutte le altre cantine che ho visitato, e questo si ribadisce negli assaggi.

Partendo da Manzoni Bianco, Pinot Grigio e Lezér, passando per ben quattro versioni di Teroldego e concludendo con Foradori e Granato, mi è chiaro come sia possibile fare grandi vini anche dove non si potrebbe, grazie al pensiero fuori dagli schemi e alla capacità di andare oltre la realtà per immaginarsi il futuro. Foradori 2003 esemplare in chiusura.

Voglio ringraziare Emilio per quello che mi ha insegnato, nella semplicità di tutti i giorni. Un’esperienza che vale ogni chilometro fatto.