FRANCESCO ROSSO – ROERO – VISITA IN CANTINA
Ho conosciuto la cantina Francesco Rosso qui e ho da subito apprezzato la sincerità con cui Maria e Francesco approcciano la materia, cioè il vino, raccontando il duro lavoro che è necessario per fare vini buoni. Dopo poco tempo ho assaggiato parte della produzione, rimanendo piacevolmente colpito dalla qualità e dalla personalità di questo angolo di Piemonte che conosco poco. Ne ho approfittato per una bella visita in cantina: ci voleva proprio. Siamo nel paesino di Santo Stefano Roero.
Francesco si dedica alle vigne da tempo ma solo dal 2001 l’azienda ha preso forma: la passione del nonno per la viticoltura è rappresentata anche da fonti storiografiche (alcuni quaderni) in cui vengono raccontati tutti i movimenti delle uve e del vino, le compravendite e i fornitori. Un Excel ante litteram, di grande fascino per capire la realtà in cui oggi si muove la cantina.
La Cantina è in fase di ristrutturazione per agevolare le visite, ma la parte operativa è in piena funzione: la produzione è piccola e la sala di vinificazione è piena di contenitori d’acciaio di varia dimensione per contenere al meglio la produzione in ogni annata. Provo qualcosa dalle vasche, ovvero il Roero Arneis che sarà imbottigliato tra qualche tempo, dotato di sfumature citriche e minerali complesse.
La barricaia è sotterranea e contiene legno piccolo (tonneau e barrique) con la produzione di Barbera e Nebbiolo atto a diventare Roero: ho assaggiato ciò che uscirà in futuro e Francesco non fa mistero dell’importanza del legno, di come vada considerato fondamentale nell’affinamento e di quanto sia importante conoscerlo a fondo, per orientare il vino secondo la sensibilità del produttore. Roero 2016 e 2017 sono in buone mani, ottimi, così come la Barbera, di importanza rilevante.La Cantina si fa carico di una produzione già piuttosto ampia che si colora di rosé con la nuova uscita (che assaggerò a breve). Le uve sono le tipiche del Roero, quindi Nebbiolo, Barbera e Arneis. Il Nebbiolo è il re in varie versioni, tra cui spicca il Roero di cui ho provato l’annata 2015, di grande carattere.
Ho portato a casa una bottiglia di 2006 che non vedo l’ora di aprire: grazie Maria.
Concludo: credo che il Roero abbia le potenzialità per emergere nel panorama italiano, anche grazie a figure e cantine come Francesco Rosso che si danno da fare per crescere e migliorare ogni giorno dell’anno. Lo si può capire dalle parole ma soprattutto dai vini, che ribadiscono quanto visto durante la visita. Ringrazio la famiglia per l’aperitivo, tornerò da loro quanto prima per dare il mio piccolo contributo alla causa.
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