CASCINA VANO – BARBARESCO – VISITA IN CANTINA
Nuovo giro nelle Langhe, perchè non visitare una new entry tra i miei assaggi? Detto, fatto: mi incontro con Beatrice Rivetti , giovanissima terza generazione di una Cantina che ha iniziato a imbottigliare con il nome Cascina Vano da quando il papà Bruno ha intrapreso questa strada, nel 1990. Oltre a Beatrice e Bruno lavora in cantina anche Marco, che sta completando la sua formazione presso la scuola enologica di Alba.
La cantina è piccola e la dimensione familiare domina, lo si può capire anche dall’entusiasmo di Beatrice nell’illustrare vinificazione e affinamento, quest’ultimo in un locale costruito da poco e di fianco a un nuovo cantiere per una terrazza per le degustazioni all’aperto. Cascina Vano si trova su un crinale collinare e la vista da entrambi i lati è di vigne a perdita d’occhio, sarebbe un peccato non usufruire di questo panorama!
Le vigne sono adiacenti alla Cantina, il comune è Neive, ovvero la parte più a Est della zona del Barbaresco, a due passi da denominazioni note come Serraboella a sud e Canova a Est, dove Cascina Vano coltiva e vinifica il suo Barbaresco Canova. Oltre a questo l’azienda produce un altro cru, ovvero Pilone nei Rivetti, vigna storica di cui la famiglia possiede, con due soci, un ettaro. Ho assaggiato da poco la versione 2016 ed è stato il mio primo incontro con questa realtà.
Le botti grandi sono destinate non solo ai due Barbaresco di casa Rivetti, ma anche alla Barbera d’Alba Superiore e al Langhe Nebbiolo, mentre per Barbera d’Alba e Dolcetto si predilige il passaggio in acciaio, scelta coerente per ottenere vini freschi. Oltre ai rossi, la cantina produce anche uno Chardonnay, sempre in acciaio, e Beatrice mi rivela che presto ci sarà anche una parte di Sauvignon, uva molto amata dalla famiglia tanto da fare la scelta di piantarne una piccola quantità da inserire più avanti nel bianco di casa.I progetti sono tanti, anche perché la nuova (e giovanissima) generazione si sta facendo sempre più carico della gestione aziendale. Sono tanti i contatti con altre cantine di zona, e la scuola enologica di Alba è una sorta di facilitatore naturale per queste collaborazioni, per lo scambio di esperienze e informazioni.
Oltre a questo, è in atto un restyling delle etichette, elemento fondamentale per differenziarsi soprattutto in contesti meno informati. Le nuove etichette vedranno la luce con le prossime uscite.
Assaggiamo qualcosa? Ma che domande: si parte con lo Chardonnay 2020, giovane e con un filo di “verde” a indicare la precocità, di beva importante. Il Dolcetto 2019 segue l’impostazione tradizionale del vino da versare e bere, perfetto per i pasti e le merende. Le due Barbera, d’Alba 2019 e Superiore 2018, mostrano due punti di vista differenti sulla stessa materia, con l’importanza palatale della seconda a garantire un felice decorso in cantina. Passiamo poi al Nebbiolo, prima in versione Langhe 2018 di ottima espressione, per chiudere con il Barbaresco Canova 2016, profondo e balsamico, e il Barbaresco Pilone nei Rivetti 2015, dalla forte impronta dell’annata, eccellente, e anche questo dotato di squisita profondità. Neive come Serralunga d’Alba?
Concludo: una cantina giovane che sta crescendo anche grazie alla passione di questa terza generazione, con il preciso obiettivo di unire i puntini creati da chi è venuto prima, ovvero Carlin, Gepin e Beppe. I vini sono figli di un territorio benedetto che ha soltanto bisogno di cure e amore, come stanno facendo i Rivetti in questo momento. Ringrazio @BeatriceRivetti per la sua passione e il tempo che mi ha dedicato, ben sapendo che tornerò a cadenza annuale per verificare le mie ottime impressioni.
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