Attilio Scienza, Serena Imazio – La Stirpe del Vino
Avere a che fare con un esperto come Attilio Scienza è sempre fonte di sapere: il dottor Scienza è citato più o meno ovunque in Italia (ma non solo) quando si parla di ampelografia, ovvero la scienza che studia le origini e le evoluzioni dei vari vitigni. Impossibile condensare tutto il sapere di Attilio, impossibile redigere un curriculum completo delle sue esperienze perché ormai sconfinate, in un lavoro di una vita ammirevole.
Serena Imazio, cronologicamente più giovane, va ad abbinare gli studi accademici di genetica delle uve con la passione per la divulgazione, confluito poi in tre libri tra cui questo, La Stirpe del Vino.
Trattasi di una guida precisa ma mai troppo tecnica a una serie di uve che in Italia esistono da secoli, senza mai sfociare nella elencazione fine a se stessa, quanto nella maggiore consapevolezza di chi legge di fronte a uve che hanno fatto e stanno facendo la storia del vino italiano. Cito in ordine sparso la Ribolla, il Sangiovese, la famiglia delle Malvasie, i Moscati e il Lambrusco nelle sue numerose declinazioni.
L’esposizione si basa su dati storici e ampelografici, essendo gli autori persone di scienza: le varie teorie sull’origine e il grado familiare di una determinata uva sono analizzate fino in fondo, e spesso quello che ne esce è una domanda rivolta al futuro e agli ampelografi di oggi. Le fonti scientifiche, per alcune di queste uve, non danno una certezza, e la percentuale di dubbio rende ancora più interessante il tema, oltre a fornire materiale per ciò che sarà nei prossimi anni.
Lo studio del DNA delle uve ha portato risultati insperati e a volte controintuitivi, ma il compito del didatta è sottolineare la verità, dove possibile. Ecco che questo libro crea più domande che certezze, ma resta un testo affascinante e ben documentato, pur non essendo un paper tecnico, probabilmente indigesto per un appassionato come me e come tanti.
Concludendo: lettura obbligata, con la consapevolezza della statura scientifica dei due autori. Sull’origine delle uve non finisce qui, ma la base di partenza è solida.
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