In questo breve articolo proverò a chiarire alcuni dubbi ben più che leciti sulla conservazione del whisky: il whisky e i distillati in generale non sono parte del DNA italiano, qualcosa per fortuna si sta muovendo ma c’è ancora tanto da studiare e scoprire.

Prima di tutto, la percentuale alcolica del whisky supera il 40%, un numero molto superiore rispetto a vino e birra, per cui la protezione naturale data dall’alcol è più elevata. Il processo di distillazione elimina tracce di fermentazione o altri batteri, per cui la durata in termini qualitativi di questi prodotti distillati può durare decenni.

L’evoluzione in bottiglia è limitata ma esiste, e la conservazione approssimativa può portare a un’evoluzione troppo spinta fino a far “morire” il whisky in bottiglia. Per cui: occhio alla conservazione!

  • Conservare le bottiglie in piedi. Con un tappo di sughero e una gradazione importante si rischia di sbriciolare il tappo, facendolo seccare e rompere.
  • Conservare le bottiglie al chiuso. Le fonti di luce sono dannose perchè attraversano il vetro e possono danneggiare il distillato.
  • Conservare le bottiglie al fresco. La temperatura è fondamentale e, benchè non così stringente come con il vino, mantenere una temperatura inferiore ai 20 gradi centigradi è preferibile. Il whisky teme anche le temperature troppo fredde, per cui sotto i 5 gradi centigradi è meglio non conservare le bottiglie.
  • Conservare le bottiglie in un posto mediamente umido. La percentuale di umidità varia tra il 55 e il 70%, questo consente al tappo di non seccare e di mantenere la propria funzione, appunto, di tappo.
  • Utilizzare la pellicola trasparente. Qualora vogliate conservare le bottiglie in perfetto stato per anni o decenni, il mio consiglio è di rivestirle completamente di pellicola trasparente per mantenere al meglio l’etichetta. Lo stesso dicasi dell’ossigenazione del tappo che sarà ancora ridotta.

Ma il whisky evolve con la bottiglia aperta? Certamente, le variazioni possono essere ampie, anche se io stesso ho bevuto e bevo bottiglie aperte anni fa e le caratteristiche sono tutto sommato immutate, varia una minima percentuale. Alcuni whisky, soprattutto quelli messi in bottiglia da poco, necessitano di una discreta permanenza in bottiglia prima di riprendersi dallo shock dell’imbottigliamento. Consiglio di attendere tra i 6 e i 12 mesi dalla data di imbottigliamento prima di aprire un whisky.

Altresì consiglio di far riposare per qualche settimana le bottiglie dopo un viaggio, che sia aereo o continentale o un semplice tragitto enoteca-casa che richiede meno giorni.

Da poco collaboro con Aquavitae, e-commerce interamente dedicato alla vendita di whisky online, e ho ritrovato la mia stessa “maniacalità” nella conservazione delle bottiglie: hanno un magazzino apposta, in cui luce, temperatura e umidità sono controllate. Questo per dare la migliore garanzia a chi acquista distillati!

Tutti gli scaffali dove sono posizionati i whisky sono antivibrazione. Le bottiglie, quasi tutte astucciate, vengono aperte una ad una e controllate singolarmente, per poi essere protette da apposite pellicole di plastica atte a proteggere etichette e astucci dallo sporco e gli agenti esterni.

Hanno una bella selezione di whisky giapponesi, irlandesi, scozzesi, oltre a decine di etichette provenienti da altre nazioni, come Italia, America, Canada, Taiwan, India, Olanda, Regno Unito, Islanda e Francia.