Vado a fare visita a una vecchia conoscenza di chiunque sia stato in un qualsiasi pub, questa volta in versione in bottiglia. La Guinness è la stout archetipica, le note marchiate a fuoco nella memoria di chiunque qui ne abbia bevuto una pinta. Piaccia o non piaccia questa è la realtà delle cose: proviamola.
Schiuma ocra, più chiara rispetto alla classica spillata, di buona persistenza. Colore nero impenetrabile con riflessi marroni.
Evidente l’affumicatura che ricorda una…pizza appena uscita dal forno a legna. Sotto la coltre di fumo si avverte un briciolo di caffè in polvere.
Impatto acquoso dovuto anche alla bassa gradazione alcolica, emergono note tostate e torrefatte, caffè e cacao. Vena sapida che dona un pizzico di acidità al tutto.
Breve e poco intenso, sapidità che lascia spazio a poche spezie.
Senza infamia ma soprattutto senza lodi, una stout che sa ben poco di stout, sapendo ben poco di qualsiasi cosa. Insoddisfacente, ma bevibile.
IBT 4,5/10
Questo articolo fa parte del progetto Osservatorio Permanente della Birra Industriale.
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