VIETTI BARBARESCO RABAJÀ 1986
Vino di Natale? Ma certamente, specie se si tratta di una bottiglia più vecchia di me da una delle cantine che più stimo, ovvero Vietti. L’etichetta riporta Rabajà, uno dei cru più noti della zona del Barbaresco da cui escono alcune delle bottiglie più buone delle Langhe. Oggi Vietti produce un Barbaresco a nome Masseria che proviene da due vigne di Neive e Treiso (dopo un passato a provenienza singola vigna Masseria – oggi Currà). Questo Rabajà tornerà in produzione con l’annata 2019, la cantina è infatti tornata in possesso di una parte di questa mitologica vigna e non vedo l’ora di assaggiare!
L’etichetta riporta la varietà di Nebbiolo utilizzata (Lampia), l’affinamento (avvenuto in piccole botti) e l’indicazione del periodo migliore per godere di questo vino, ovvero da 3 a 8 anni dalla messa in commercio. Avrò aspettato troppo?
Note tecniche: ho avuto l’intera giornata da dedicare a questo vino e ho preso varie note in diversi momenti della giornata.
Per evitare di far subire al vino un colpo di ossigeno troppo importante ho aperto la bottiglia intorno alle 9 del mattino e ho versato un goccio per verificarne lo stato di conservazione che, da subito, è apparso miracoloso. Non solo non c’erano cenni di difetti o di cattiva conservazione, ma il vino è parso pronto e scattante, come se avesse bisogno di dirmi qualcosa di molto, molto importante. Su bottiglie di questa età è una possibilità molto bassa, ho bevuto bottiglie ben più giovani in stato decisamente peggiore. La magia del vino? Non posso che concludere questa introduzione ringraziando Luca Currado Vietti ed Elena Penna per il loro lavoro.
Ora 9.30
N. Terziarizzazione ampia, funghi secchi e tartufo, la frutta c’è, frutta rossa non cotta, cenni di fragola e ciliegia. Zafferano, echi di risotto. Colpisce però la parte balsamica, così vicina alle caratteristiche del cru di provenienza da restare sbalorditi. Miele, menta, basilico e liquirizia in un insieme impossibile da definire a parole.
P. Ancora fresco, la frutta rossa è acida, fragola e ciliegia con cenni di succo d’arancia. Vivo e vegeto anche il tannino, giustamente affaticato ma responsabile di una struttura elegante. Non si avvertono spunti acetici nè altri difetti.
F. Lungo, mirtillo, mora e fragola, speziatura e freschezza, echi retronasali di terziarizzazione. Per ora esile.
Ora 12.00
N. Lato balsamico in costante evoluzione con qualche puntata in territori vegetali, foglia di pomodoro e basilico, poi menta e miele. Il miele appare soprattutto a bicchiere vuoto. Fragola, anche in confettura, con una pulizia commovente. Miele d’acacia.
P. Il corpo si è ristabilito e, benché con la maturità di un over 30 proprio come me, continua a portare avanti freschezza e struttura di livello, eleganza e finezza. Non è magro, la parte fruttata si conserva con ciliegia e fragola di buona intensità.
F. Lungo, frutta rossa fresca e note balsamiche e speziate.
Ore 15.00
N. Ancora importante la parte di terziarizzazione, funghi, zafferano e tartufo, ma è la struttura fruttata di fragola e mora ad ampliarsi, sempre di grande compostezza. Equilibrio pressoché perfetto tra dolcezza e acidità. Liquirizia, echi di cacao, confettura di frutti di bosco.
P. Perfettamente corrispondente al naso, la frutta rossa è fresca e garantisce la vivacità del corpo, intenso e ampio. Presente la parte fresca di agrumi, citrica, e la confettura di frutta rossa.
F. Lungo e fresco, tannino ancora presente ma blando, poi frutta rossa fresca e agrumi. L’appagamento.
Testato in due bicchieri a tulipano di diverse dimensioni: il più stretto (in foto) consegna meglio spezie e note balsamiche, mentre il più ampio favorisce la struttura e l’ampiezza. Esperimento da riprovare.
Vino che a distanza dalla vendemmia è ancora perfetto, l’acidità è ancora tutta nel bicchiere e contribuisce alla struttura ampia e intensa. Ho provato a seguire l’evoluzione nel bicchiere ed è stato un momento (anzi, più ore) di formazione che consiglio a chiunque di provare.
Difficile dare un voto finale, se da un punto di vista emotivo potrei dare IBT 98 senza esitare, devo provare a essere più oggettivo possibile e valutare il vino in base alle caratteristiche che cerco di verificare in tutto ciò che provo, ovvero ampiezza, pulizia, intensità, corrispondenza tra le parti, qualità.
IBT 94
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