Poco tempo fa ho avuto la fortuna di visitare la cantina Vietti (qui il report completo), a Castiglione Falletto, in zona Barolo: una delle aziende più note nel mondo e con un livello qualitativo invidiabile. Ho pensato di rivolgere qualche domanda a Luca Currado Vietti, colui che porta avanti una tradizione vitivinicola lunga un secolo: eccovi le sue risposte.
IBT: Ciao Luca, benvenuto su IoBevoTanto. Qual è il tuo ruolo in Vietti?
LCV: Sono Amministratore Delegato, ma anche enologo della Cantina e responsabile di produzione.
IBT: Cosa si prova a portare in giro questo nome in Italia e nel mondo?
LCV: Tanta felicità, ma anche un grande senso di responsabilità. Quando viaggiamo si tratta più di una promozione del territorio e della filiera Langa che una promozione del Brand Vietti.
IBT: Parlando con altri produttori di Barolo ho riscontrato come il vostro sia l’unico nome (con Gaja) ad essere sempre tenuto in grande considerazione. Questa stima da parte di “colleghi” a cosa è dovuta?
LCV: Grazie, ci fa molto piacere. Sicuramente ciò è dovuto a quello che abbiamo fatto nelle ultime 5 generazioni. Come dicevo prima, abbiamo sempre pensato che un territorio è forte quando non c’è un unico fuoriclasse, bensì una squadra composta da 11 fuoriclasse. Più ci sono cantine che lavorano bene più il territorio diventa importante. Abbiamo sempre cercato di parlare al plurale e di promuovere la nostra terra. Abbiamo anche la fortuna di avere una qualità di vigne tale, che fare vini di alta qualità probabilmente è già più facile che in altre realtà. La ripetitività dei risultati produce sicuramente una costanza qualitativa di alto livello.
IBT: Ho avuto modo di apprezzare la trasversalità della mano della cantina in ogni tuo vino, dall’Arneis al Villero. Come siete riusciti a raggiungere questo livello di qualità con tutte le referenze?
LCV: E’ stato uno step generazionale. Quando sono entrato in Azienda, il Barolo e il Barbaresco dei miei genitori era di altissimo livello, come quello di altre Cantine. Verso la fine degli anni ’80 e inizio anni ’90 l’attenzione veniva data ai vini base Nebbiolo e la Barbera, il Dolcetto e altre varietà venivano messe in secondo piano. Per dimostrare alla mia famiglia che potevo continuare la tradizione familiare, all’inizio ho dedicato tanti sforzi per elevare il più possibile i vini e per poterci distinguere dagli altri. In particolare io amo moltissimo la Barbera, perché per me è il vero vino piemontese, non solo perché è la varietà più vitata in Piemonte, ma storicamente è quella che meglio si abbina alla nostra cucina, tradizione e senso di convivialità.
IBT: Cosa si prova a fare un Barolo?
LCV: Quando si inizia a fare un Barolo da grandi terroir è necessario fare un passo indietro. Il primo errore che si rischia di fare è di mettere una parte troppo importante di sé stessi (Ego), imponendo gusti o proprie scelte personali ad una vigna/terroir che ha intrinseche nella sua storia e patrimonio delle bio-diversità che non bisogna mai coprire o modificare.Per cui la prima cosa da fare in assoluto è rispettare il terroir e la bio-diversità nelle nostre menzioni geografiche.
Quando nelle degustazioni parelle in Cantina si riesce a degustare e ad apprezzare la bio-diversità delle diverse vigne è una gioia straordinaria.
IBT: Non posso non menzionare Alfredo Currado, tuo padre: quali sono i tuoi ricordi legati all’uomo e al viticoltore?
LCV: Di mio padre ho un ricordo fantastico perché era una roccia, una montagna con grandissima personalità. Mi emoziono ancora oggi quando apro una bottiglia fatta da lui. Per me ancora oggi lui è una fortissima fonte di ispirazione. Ammiro e invidio ancora quello spirito pioneristico degli anni ’60 e ’70. La sua generazione, rispetto alla nostra, ha faticato tremendamente e noi dobbiamo portare grande rispetto, perché è ciò che oggi ci permette i nostri Barolo. Senza dover essere smentito, posso tranquillamente dire che è grazie a loro che il Barolo è conosciuto in tutto il mondo ed oggi noi possiamo capitalizzare questa ricchezza.
Verso la metà degli anni ‘90 mio padre si è spento poco a poco a causa di una malattia degenerativa. Ma i miei ricordi ancora oggi non sono legati ai suoi ultimi anni di malattia, ma alle mani viola, sporche di vino e nodose che aveva quando era in salute e creava questi vini fantastici.
IBT: Oggi Vietti parla agli appassionati di tutto il mondo: quale è il mercato più attento? E quale il più “divertente” da affrontare?
LCV: Il mercato più attento è quello americano. Quello che possiedono i giovani sommeliers americani è la sete di imparare e l’umiltà. Sono caratteristiche che nel vecchio mondo purtroppo a volte mancano. Il più divertente è sicuramente quello asiatico. In alcuni casi è ancora leggermente folcloristico. Le loro tradizioni e le loro culture si incrociano con la volontà di assorbire culture, prodotti, vini e cibi europei.
IBT: Il Barolo Castiglione è una delle bottiglie di assemblaggio più interessanti della DOCG: come si fa ogni anno a ottenere un risultato soddisfacente unendo così tante vigne differenti?
LCV: Il segreto è che abbiamo a disposizione 11 menzioni geografiche che per molte aziende potrebbero essere i loro Cru di riferimento. Anche per il Castiglione i Cru vengono vinificati e invecchiati cercando di rispettare al massimo le peculiarità del terroir (in modo diverso ma tradizionale). Dopo 3 anni di invecchiamento separato, attraverso una degustazione divertentissima alla cieca, Elena, io ed il mio staff, cercando di fare meno errori possibili, assembliamo le diverse botti in totalità o in parte, e cerchiamo di dare il massimo dell’espressione di quella annata.
Quando facciamo il Barolo mi viene sempre in mente una frase che anni fa, nei primi anni ‘90, ho sentito quando lavoravo con Michel Rolland (ndr grande enologo francese). Ricordo che gli avevo chiesto: “Come si fa un blend?” E lui mi aveva risposto: “Il blend è come una musica, un concerto. Non si possono mettere insieme solo gli strumenti che suonano più forte (i vini più strutturati, ricchi e intensi) ma per creare una sinfonia si devono utilizzare gli strumenti che suonano bene insieme”. Per questo motivo non abbiamo una ricetta precisa per questi 11 Cru, che ripetiamo ogni anno. E non sempre tutti vengono utilizzati in totale. In alcuni casi possono essere utilizzati anche in piccolissime quantità. Quello che non viene utilizzato diventa il nostro Nebbiolo Perbacco.
IBT: Parliamo dei quattro Cru di Barolo (Rocche di Castiglione, Lazzarito, Brunate, Ravera): quale pensi rappresenti al meglio Vietti?
LCV: E’ una domanda a cui è impossibile rispondere. Per fortuna sono tutti vini molto diversi e speriamo possano rappresentare le caratteristiche del loro terroir di provenienza. Non ho un preferito, ma sicuramente ognuno di loro ha delle peculiarità.
- Rocche di Castiglione: rappresenta la storia della nostra famiglia, perché nel 1961 mio padre è stato il primo a vinificare una vigna a Cru singolo.
- Lazzarito: uno dei terroir più belli di Serralunga. È una sfida fantastica ogni anno perché quando si riesce a trovarne la trama giusta, come nel 2016, è un vino magnifico.
- Brunate: secondo me rappresenta a pieno il terroir di La Morra: pienezza, sensualità ed eleganza. È sicuramente uno dei più bei Cru della zona del Barolo.
- Ravera: è stato per me una grandissima scommessa, perché nel 2000 tutti andavano verso vini più moderni e internazionali Con questo vino abbiamo iniziato in quell’anno un percorso completamente opposto, con lunghe macerazioni e invecchiamenti in riduzione, senza travasi. Per me è uno dei nostri Cru più tradizionali in assoluto.
IBT: Come vedi Vietti tra 50 anni?
LCV: Speriamo che tutto rimanga come oggi e che chi arriverà dopo di noi sarà in grado di rispettare il nostro territorio culturale e le tradizioni senza lasciarsi trascinare dalla moda del momento, senza estremismi da una parte o dall’altra, come abbiamo sempre cercato di fare.
IBT: Ultima domanda: quale pensi che sia la bottiglia più rappresentativa dell’Azienda?
LCV: Sicuramente il Langhe Nebbiolo Perbacco, perché le vigne da cui proviene sono straordinarie: sono tutti Cru da Barolo. Rappresenta una grandissima presentazione per Vietti e per il consumatore. Lo vedo come un trampolino di lancio (una palestra) verso vini più importanti, verso i Cru di Barolo.
Ringrazio di cuore Luca e l’intera Azienda Vietti per il tempo che mi hanno dedicato. Per approfondire il mondo del Barolo è disponibile il mio libro.
[…] decisamente peggiore. La magia del vino? Non posso che concludere questa introduzione ringraziando Luca Currado Vietti ed Elena Penna per il loro […]
[…] nel recente passato con questo Nebbiolo di una cantina, Vietti, in cui Luca Currado Vietti e Elena Penna portano avanti la tradizione di famiglia. Il corpus dei vigneti dell’azienda è uno […]